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Taranto

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Gennaio 12, 2023

Fu fondata dagli Spartani nell’VIII secolo a.C. col nome di Taras. La città, grazie alla sua posizione strategica al centro dell’omonimo golfo, alla fertilità del suo territorio e al commercio, divenne una delle più importanti póleis della Magna Grecia. Diede i natali agli intellettuali Archita, Aristosseno, Livio Andronico, Leonida ed Eraclide di Taranto nonché ad atleti le cui gesta divennero famose in tutto il mondo greco, come Icco e il cosiddetto Atleta di Taranto.

Museo degli Ori di Taranto

Fu l’ultima città magnogreca a cadere in seguito all’espansione di Roma, non prima di aver ingaggiato con essa le cosiddette guerre pirriche, un conflitto durato 5 anni. Pur sconfitta, continuò a esercitare una importante influenza culturale sul resto dell’Italia meridionale e sulla stessa Roma, entrando a far parte dell’immaginario collettivo del tempo come luogo contraddistinto da opulenza e da grandi bellezze naturali, celebrate da Orazio e numerosi altri autori.

Colonne Doriche

Nel periodo normanno, divenne capitale del Principato di Taranto, che durante i suoi 377 anni di storia arrivò a comprendere la quasi totalità del Salento. Taranto dà il nome alla specie Lycosa tarantula (ragno lupo), un tempo molto comune nelle campagne locali, cui si devono i termini tarantella e tarantismo, nonché la parola tarantola, usata oggi per indicare i noti ragni della famiglia Theraphosidae.

È soprannominata la Città dei due mari, per la sua peculiare posizione a cavallo di mar Grande e mar Piccolo. La città si divide in tre parti: il borgo antico o città vecchia è situato su di un’isola, collegata da un’estremità con un ponte denonimato “ponte di pietra” che da al quartiere industriale e dall’altro estremo dell’isola attraverso il ponte girevole porta al “borgo Umbertino”. Nel mar Grande, nei pressi delle Isole Cheradi, antistanti la città, vive e prospera una storica popolazione di delfini e altri cetacei; nel mar Piccolo è praticata da secoli e in larga scala la mitilicoltura, i cui prodotti sono noti a livello mondiale per la loro unicità.

isola di San Pietro

Il castello Aragonese di Taranto

Il Castel Sant’Angelo di Taranto, meglio conosciuto come castello Aragonese, può vantare una lunga storia, come recenti scavi testimoniano. Le precedenti struttre greche, bizantine e normanno-svevo-angioine sono ancora leggibili e visibili durante la visita guidata. Il nuovo castello di epoca aragonese fu ricostruito negli anni tra il 1487 ed il 1492, secondo i nuovi criteri imposti dal perfezionamento delle artiglierie. Pare che il progetto di ricostruzione, voluto dal re di Napoli Ferdinando d’Aragona, sia stato realizzato con l’intervento diretto o, più verosimilmente, indiretto del grande architetto senese Francesco di Giorgio Martini. Caratteristici i torrioni cilindrici ed i camminamenti interni.

Castello Aragonese

Ponte girevole di Taranto

Il maestoso Ponte Girevole è il simbolo di Taranto. Collega l’isola del borgo antico alla città nuova, supera il canale che unisce Mar Grande a Mar Piccolo. Il ponte, dedicato a San Francesco da Paola, ha sostituito nel 1958 una struttura in legno risalente al 1886. Il canale navigabile fu scavato nel 1481 per proteggere la città dagli attacchi dei Turchi. Il ponte girevole viene aperto periodicamente, facendo ruotare le due metà su un lato, per consentire il passaggio a grosse navi militari. Mentre le imbarcazioni sfilano con l’equipaggio sul ponte, familiari e amici salutano i prorpi cari dal Lungomare. La manovra di apertura dura meno di tre minuti ma il passaggio delle navi richiede puù tempo. Il traffico viene bloccato:è un momento da forte significato simbolico in cui la città è temporaneamente spezzata in due.

Ponte girevole

Torre Sgarrata

Della torre costruita in pietra locale, oggi rimangono, come testimonia il nome con la quale è conosciuta e indicata, le vestigia esterne che fanno da sfondo ad una delle spiagge più belle e famose del nostro litorale, chiamata, indovinate un po’, Torre Sgarrata, proprio per la torre, e si raggiunge facilmente percorrendo uno dei tratti più belli e caratteristici della litoranea salentina, dove la strada da un lato si affaccia sul mare cristallino e sulle lunghe spiagge e dall’altro sulle dune di sabbia, create nel tempo dal vento e coperte di macchia mediterranea spontanea, che proteggono i nostro vigneti dal vento caldo che arriva dal mare.

Tempio Dorico

Il Tempio di Poseidone (o Tempio Dorico) è un tempio periptero di ordine dorico situato nella odierna piazza Castello nel centro storico di Taranto. Risulta essere il tempio più antico della Magna Grecia. Le 2 colonne di ordine dorico rimaste a testimonianza dell’antico tempio magno-greco, più una base con 3 tamburi o rocchi, furono realizzate in carparo locale ricavato dalla stessa acropoli, e rappresentano il lato lungo della “peristasis” del tempio, i cui resti sono stati individuati nel chiostro e nelle cantine del Monastero di San Michele, che fa da sfondo ai ruderi al fianco di Palazzo di Città.

Palazzo di Città

Sono alte ciascuna 8,47 metri, con un diametro di 2,05 metri e un interasse di 3,72 metri: dall’osservazione dell’area della “peristasis” e dal calcolo del rapporto tra la sua ampiezza e l’interasse, si suppone che il tempio avesse il fronte rivolto verso il canale navigabile, e che fosse costituito da 6 colonne sui lati corti e da 13 sui lati lunghi. Inoltre, sia il profilo del capitello sia i “rocchi”, molto bassi e sovrapposti senza un perno centrale, fanno risalire i manufatti agli inizi del V secolo a.C. 

Tuttavia, la presenza di una piccola fossa vicino alle colonne, nonché le tracce presenti ai bordi della stessa, fanno pensare all’esistenza di una pavimentazione e di un’alzata in legno appartenenti a un primo edificio di culto, in mattoni crudi e materiale deperibile, costruito alla fine dell’VIII secolo a.C. dai primi coloni spartani. I ruderi del tempio erano inglobati nella chiesa della SS. Trinità, nel cortile dell’oratorio dei Trinitari, nella casa Mastronuzzi e nel convento dei Celestini. Nel 1700 erano ancora visibili dieci spezzoni di colonne, ma furono rimossi e andarono dispersi durante il rifacimento del convento nel 1729. Verso la fine dell’Ottocento, l’archeologo Luigi Viola ne studiò i resti e attribuì il tempio al culto di Poseidone, ma esso è più probabilmente da mettere in relazione con le divinità femminili di Artemide, Persefone o Hera.

Parco Archeologico di Saturo

Il Parco Archeologico di Saturo, di notevole valenza storica e archeologica, con reperti che vanno dal Neolitico avanzato alla civiltà greca e romana, è situato nell’omonima località in provincia di Taranto, la quale deve il suo nome alla leggenda che narra di come Taras, figlio di Poseidone, nel 2000 a.C. fondò questo insediamento dedicandolo alla madre, la ninfa Satyria. Il Parco si estende su un promontorio di grande interesse storico, naturalistico e paesaggistico, luogo di approdo degli Spartani che nel 706 a.C., guidati da Falanto fondarono la città di Taranto facendone la più grande Polis della Magna Grecia. Nel Parco è possibile visitare i Villaggi dell’Età del Bronzo e del Ferro, l’Acropoli con i resti di un santuario greco dedicato alla dea Atena, e una splendida villa costiera romana di epoca imperiale, con camere residenziali, pavimenti musivi originali e ambienti termali. Di particolare interesse anche la cisterna romana, le cave antiche, le strutture murarie sommerse, la torre di avvistamento del XV secolo e le varie costruzioni realizzate durante la seconda guerra mondiale.

Parco Archeologico di Collepasso

L’area di Collepasso, ad ovest dell’omonima masseria, corrisponde al settore nord-orientale del centro antico, che coincide ancora oggi con un quartiere periferico di recente urbanizzazione: si tratta di una vera e propria “isola” risparmiata dall’invadente espansione edilizia in quanto area demaniale, per altro contigua a zone militari. Nel corso della campagna di scavo effettuata nel 1987, furono messi in luce i resti del circuito murario di età greca (V sec. a.C.), che proteggeva l’abitato verso est e che raggiungeva, in questo tratto, la costa del Mar Piccolo. Le mura, conservate oggi a livello di fondazione, erano costruite con blocchi di carparo, a doppio paramento, con setti trasversali di collegamento ed emplekton (riempimento) interno, In alcuni settori si conserva anche un’assise relativa allo spiccato, messa in opera con blocchi sistemati per testa lungo la linea di euthynteria (linea per l’allineamento) tracciata sul filare di fondazione. Nella stessa zona, verso l’interno della città, sono conservati, inoltre, diversi nuclei di sepolture inquadrabili fra la fine del V e i primi decenni del IV sec. a.C. Si tratta di tombe con prevalente orientamento nord-sud, di tipologia varia (a sarcofago, a fossa ricavata nel banco di roccia, a fossa parzialmente rivestita di lastre calcaree), quasi sempre con controfossa. La frequentazione di età romana è documentata dalla presenza di una strada che attraversava perpendicolarmente le mura. Oltrepassando via C. Battisti. immediatamente alle spalle del Campo Mazzola, sono visibili altri resti del circuito murario, meglio noti come le mura di Solito-Corvisea, messe in luce fra il 1970 e il 1973.

Necropoli greco-romane

Lo studio delle necropoli scoperte nella città ha fornito agli archeologi una grande quantità di informazioni sulla società, sulla cultura, sull’arte e sul lavoro degli antichi popoli del periodo greco-romano. I resti ritrovati, testimoniano la presenza di veri e propri rituali funerari: le sepolture avvenivano per inumazione, cioè seppellendo i defunti in posizione fetale, ma anche mediante cremazione, cioè bruciando i corpi dei defunti e conservandone le ceneri in un’urna. All’interno delle tombe veniva deposto il corredo funerario, solitamente legato alla vita quotidiana dell’individuo, pertanto le stesse venivano corredate con utensili, vivande e gioielli, nel tentativo di imitare la casa del defunto.

Nelle Necropoli di Taranto si possono riscontrare differenti tipi di tombe:

  • le “tombe a camera” e le “tombe a semicamera”, adottate dalle famiglie aristocratiche, collocate all’incrocio di due vie per essere facilmente individuabili;
  • le “tombe a fossa”, adottate dalle famiglie plebee, scavate nella roccia e chiuse da un masso.

Tomba degli Atleti

All’angolo tra via Pitagora e via Crispi è visibile una grande tomba a camera, posta in prossimità degli assi viari principali del tessuto urbano greco e ritenuta uno dei più importanti monumenti dell’architettura funeraria tarantina di età arcaica (fine VI – inizi V sec. a.C.). A pianta quadrangolare e interamente costruita e pavimentata in blocchi regolari di carparo, la struttura presentava una copertura originaria con lastroni e architravi, anch’essi in carparo, sostenuti da due colonne doriche, allineate al centro del vano. Lo spazio interno risulta organizzato sul modello dell’andròn, la sala da banchetto riservata agli uomini nella casa greca arcaica: i sette sarcofagi, uno dei quali mai utilizzato, sono disposti – come i letti conviviali (le klinai) – lungo le pareti. Nello spazio centrale sono presenti copie del ricco corredo di accompagnamento, posizionato all’esterno e all’interno dei sarcofagi. Gli oggetti, come anche la struttura tombale, alludono agli aspetti rappresentativi della cultura aristocratica tarantina: l’atletismo e il simposio. Particolare rilievo è riservato, al centro della camera funeraria, all’anfora panatenaica, premio tributato agli atleti vincitori nel corso delle gare che caratterizzavano le feste celebrate ad Atene in onore della dea Atena. Questo straordinario monumento funerario costituisce, quindi, – per dimensioni, impianto e corredo – un’evidente testimonianza dell’alto livello sociale di appartenenza degli individui sepolti, uniti in vita – come in morte – da affinità politiche, culturali e ideologiche.

Cripta del Redentore

Cripta del Redentore

La Cripta del Redentore (o della Madonna della Grotta) è una chiesa rupestre ipogea situata nella città di Taranto. Originariamente era un’antica tomba a camera romana di età imperiale situata in via Terni, collegata con un antico pozzo d’acqua sorgiva. La grotta di forma circolare del diametro di circa otto metri, le cui pareti sono decorate da affreschi di grande valore artistico risalenti agli inizi del XII secolo. La cripta faceva parte della Chiesa di Santa Maria di Murivetere, chiusa al culto nel 1578 da monsignor Lelio Brancaccio. La tradizione infatti afferma che nella cripta si celebrò il primo culto cristiano secondo la liturgia bizantina. Nel XII secolo fu corredata da affreschi di notevole bellezza tra cui il Cristo Pantocratore tra san Giovanni e la Vergine nell’abside, e sulle pareti laterali sono decorate con figure di santi San BasilioSant’Euplo e San Biagio.

Gli ORI di Taranto

Gli ori di Taranto sono una collezione museale di gioielli tra cui anelli, orecchini, bracciali, corona e consistono in preziosi monili di epoca ellenistica e romana. Si inseriscono nella categoria di oggetti di lusso che fanno parte della storia di un popolo e di una comunità, come preziosa testimonianza storica e come sintesi della famosa lavorazione dell’oro in età ellenistica e romana. I concetti di lavorazione orafa, manualità e preziosità dei materiali, rendono questa collezione museale unica nel suo genere. Sono custoditi nel Museo archeologico nazionale di Taranto, il MArTA.

I gioielli, custoditi nella sezione dedicata all’arte orafa in età ellenistica del Museo nazionale archeologico di Taranto, costituiscono un’importante testimonianza di come la lavorazione dei metalli preziosi, e in particolare dell’oro, fosse una delle attività più apprezzate nella famosa città della Magna Grecia tra il IV e il I secolo a.C.

Le principali tecniche di lavorazione erano quelle di martellatura, cesellatura, filigrana e granulazione.

Fra i pezzi in esposizione nella “Sala degli ori”, si segnalano i gioielli appartenuti ad alcuni corredi funerari, tra i quali si notano:

  • “Diadema da Canosa (Bari) in oro e pietre dure” con decorazione a motivi floreali;
  • “Orecchino a navicella” con lavorazione in filigrana;
  • “Orecchini a testa di leone”;
  • “Schiaccianoci”;
  • “Teca in argento da Canosa (Bari) ” a forma di conchiglia.

Negli anni ottanta gli ori furono esposti con enorme successo di pubblico in una mostra itinerante tenutasi a Milano, Parigi, Amburgo e Tokyo.

Tale mostra suscitò però anche polemiche per la sparizione di un orecchino d’oro, avvenuta in circostanze mai chiarite.

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Appartamenti Salento sul Mare
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